«L’amore che ognuno di noi riceve ha la stessa funzione delle
stelle per i navigatori. Ci indica la rotta. Rimane in fondo alle nostre
tasche, così, ogni volta che lo desideriamo, ogni volta che ne sentiamo
la necessità, possiamo accertarci che sia sempre lì affondandovi una
mano.»
Mi chiamo Vittoria e la mia vita è perfetta.
Ho una
grande casa e tanti amici. Non mi interessa se mia madre si comporta
come se io non esistessi. Se mio padre è morto quando ero piccola. Se
non ricordo nulla della mia infanzia. Se, anche circondata da persone e
parole, sono in realtà sola.
Io indosso ogni giorno la mia maschera,
Vittoria la brava figlia, la brava amica, la brava studentessa. Io non
dico mai di no a nessuno. Per me va benissimo così.
È questo senso di
apnea l’unica cosa che mi infastidisce. Quando mi succede, quello che
ho intorno diventa come estraneo, sconosciuto. Ma è solo una fase.
Niente potrebbe andare storto nel mio mondo così impeccabile.
Ero
convinta che fosse davvero tutto così perfetto. Fino al giorno in cui ho
ritrovato i pezzi di un vecchio carillon di ceramica. Non so cosa sia.
Non so da dove provenga. Non so perché mi faccia sentire un po’ spezzata
e interrotta, come lui. Ma so che, da quando ho provato a
riassemblarlo, sono affiorati ricordi di me bambina. Della voce di mio
padre che mi rassicura mentre mi canta una ninnananna. Momenti che avevo
sepolto nel cuore perché, come quel vecchio carillon, all’improvviso si
erano spezzati per sempre.
Eppure ora ho capito che è l’imperfezione
a rendere felici. Perché le cose rotte si possono aggiustare e
diventare ancora più preziose.
Silvia Celani ha scritto un esordio
che lascerà il segno. Un esordio con la forza di un romanzo maturo e
potente. Chi lo ha letto in anteprima lo ha paragonato al bestseller
dell’anno Eleanor Oliphant sta benissimo. Una storia che ci
dimostra come siano le nostre imperfezioni a renderci più forti. Sono le
nostre fragilità a renderci quello che siamo. Sono loro a rendere la
nostra vita davvero perfetta. Sono loro a tracciare la strada delle
nostre cose interrotte.
Le nostre imperfezioni
Le cicatrici non vanno nascoste; il segreto è riempirle d’oro e lasciarle brillare.
Vittoria è una ragazza di 21 anni all'apparenza la sua vita è perfetta, è una ragazza giovane, bella di buona famiglia, frequenta l'università. Eppure dentro di se si sente vuota spezzata, non si sente all'altezza di nessuno, è convinta di non meritare nulla...perché nulla ha avuto. Suo padre è morto quando era molto piccola, ha solo vaghi ricordi cui cerca di aggrapparsi quando il panico l'assale, si Vittoria soffre di attacchi di panico, le manca il respiro, le manca la terra sotto i piedi. Purtroppo non può chiedere aiuto a sua madre, infatti è troppo presa ad apparire sempre al meglio agli occhi della gente, non si è mai occupata di Vittoria, non l'ha mai abbracciata o consolata. Così Vittoria chiede aiuta ad una psicoterapeuta.
In un mondo dove conta sempre di più la perfezione, l'apparire all'essere, le imperfezioni di una persona vengono viste come un qualcosa di sbagliato, di non corrette.
Invece sono proprio le nostre imperfezioni a renderci unici, diverse dalle altre persone.
La perfezione primo non esiste e poi dai che noia essere tutti perfetti e uguali.
A me è sempre piaciuta la tecnica del kintsugi: l’arte delle preziose cicatrici, viene nominata anche nel libro. Questa tecnica evidenzia le fratture, le impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto rotto. Si chiama kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente oro (“kin”) e riunire, riparare, ricongiunzione (“tsugi”).
Quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso, che può essere oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro, per riunire i pezzi di un oggetto di ceramica rotto, esaltando le nuove nervature create. La tecnica consiste nel riunirne i frammenti dandogli un aspetto nuovo attraverso le cicatrici impreziosite. Ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengono esaltate dal metallo.
Molti credono che il sentimento più brutto che si può provare è l'odio, secondo me quello che davvero fa male è l'indifferenza, perché se odi una persona provi, ancora, un sentimento per lei, se questa persona ti è indifferente non c'è più nessun sentimento. Il silenzio a lungo andare logora il rapporto, non avere un dialogo un chiarimento fa morire qualunque sentimento... ecco l'indifferenza, il silenzio è l'arma più potente che esiste perché vuol dire che ci si è arresi. Ed è quello che è successo tra Vittoria e sua madre, non parlano si sono arrese. Tutto questo silenzio, queste incomprensioni a lungo andare fanno credere a Vittoria di essere sbagliata, di essere imperfetta e questo Vittoria non lo accetta, anche perché ai suoi occhi sua madre è perfetta...ma come ho già detto la perfezione non esiste.....
Per gran parte del tempo che ci è concesso, non desideriamo alto che essere amati e ammirati, fino a quando non incontriamo qualcuno da cui vogliamo essere soltanto conosciuti.
Qualcuno davanti al quale siamo noi, solo noi, nient’altro che noi. Davanti al quale le nostre più intime debolezze smettono di farci paura, perché abbiamo l’incrollabile
certezza che non verranno mai utilizzate a nostro svantaggio.
Ed è proprio quel qualcuno a cambiare la nostra vita
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