Forse
non sarebbe successo niente se non fossero stati nel cuore dell'estate, con un
mese e mezzo di noia umida alle spalle e un altro mese e mezzo davanti. In casa
non c'è aria condizionata e quest'anno – l'estate del 1969 – sembra che stia
succedendo qualcosa a tutti tranne che a loro, i fratelli Gold. Mentre gli
altri si sballano a Woodstock, New York non offre loro altro che un incontro
con una veggente che, si dice nel quartiere, sarebbe in grado di predire la
data di morte. I quattro ragazzi ci vanno, per gioco, per vestirsi di paura,
per fare la rivoluzione a modo loro. Bussano alla porta della donna, entrano
uno per volta, ed escono con una data. Nient'altro. Simon, Klara, Daniel e
Varya sono figli di una famiglia di commercianti ebrei, sono il frutto di una
storia dolorosa e felice insieme, ramificata tra Europa e Stati Uniti, e
probabilmente non sono diventati quello che i genitori avrebbero voluto. E dopo
quel giorno d'estate della loro adolescenza, marchiato da quel numero
indimenticabile, niente sarà più come prima. I sogni e i progetti saranno
altri. Non peggiori, diversi.Chloe Benjamin ha entusiasmato pubblico e critica
americani con una storia che riesce a scaldare e a porre a ognuno la stessa,
inevitabile domanda: cosa faresti se sapessi quando tutto finirà? Mentre
osserviamo i quattro protagonisti crescere e diventare adulti ne vediamo la
forza e le profondissime fragilità e li sentiamo vicini. Non è facile
emozionarsi, oggi. Ma i fratelli Gold sono uomini e donne che non potremo
dimenticare, vite incerte che ci riguardano, un intero sistema di affetti
familiari inesorabile e commovente.
Cosa faresti se conoscessi la data della tua morte?
Cosa faresti se conoscessi la data della tua morte?
Mettiamo il caso che affronti la
tua giornata come al solito, ti arriva un sms sul cellulare e il messaggio ti
dice quanto ti resta ancora da vivere allegato anche un cronometro parte con il
conto alla rovescia.
Dopo il panico iniziale, le
lancette girano nulla le ferma, il tempo scorre inesorabile quindi tocca
decidere come trascorrere gli ultimi momenti della propria vita.
Possiamo disperarci, piangere
oppure si può ottimizzare il tempo che ci rimane, fare tutti quei buoni
propositi che abbiamo sempre rimandato a "domani", potremmo esaudire
tutti i nostri desideri che per colpa di una vita frenetica abbiamo sempre
rimandato.
Perché quello che spaventa non è
il sapere la data, ma sapere che manca poco e guardarsi dentro e porsi la
domanda ma ho vissuto davvero la vita al massimo, ho fatto capire ai miei
familiari quando tengo a loro?
“Noi non disponiamo di poco tempo, ma ne
abbiamo perduto molto."
Si viviamo una vita nel menefreghismo...non
riceviamo una vita breve, ma l’abbiamo resa noi....
La domanda sorge spontanea: perché
allora perdere tanto tempo in futili preoccupazioni, lasciandosi sfuggire il
presente tra le mani come sabbia?
Eccoci arrivati alla famosissima
filosofia del carpe
diem ...perché purtroppo, indubbiamente viviamo nella continua attesa
del futuro.... da piccoli vogliamo essere teen-ager, poi siamo alla ricerca di
un buon posto di lavoro, poi dobbiamo creare una famiglia, siamo sempre
proiettati nel futuro e non viviamo e godiamo mai il presente..
Può essere allora il carpe diem la
risposta alla precarietà della vita?
Ma neanche vivere e pensare solo
al presente è la soluzione giusta...come spesso accade, l’equilibrio sta nel
mezzo .... vivere il presente, senza temere il suo passa ma con un occhio
sempre aperto su quel che ancora non è accaduto.
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