Un Diabolic non conosce la pietà.
Un Diabolic è potente. Un Diabolic ha un solo compito: proteggere la persona
per la quale è stato creato. E per farlo è disposto a uccidere. Nemesis è un
Diabolic, una umanoide teenager creata per proteggere Sidonia, la figlia di un
senatore della galassia. Le due sono cresciute l’una accanto all’altra ma il
loro non è un rapporto tra pari. Nemenis, se necessario, darà la vita per
Sidonia, e sarà felice di farlo. Quando l’Imperatore viene a sapere che il
padre di Sidonia sta per unirsi a una rivolta contro di lui, convoca la ragazza
a corte con l’intento di prenderla in ostaggio. Per Nemesis c’è solo un modo
per proteggerla: sostituirsi a lei e partire alla volta della corte imperiale,
un mondo di politici corrotti e voltafaccia. Mentre l’incombere della
ribellione inizia a far tremare l’impero, Nemesis inizia a scoprire in sé
un’umanità più vera di quella incontrata tra gli stessi umani. E proprio questa
umanità potrebbe essere la chiave per salvare se stessa e forse anche
l’impero...
PROLOGO:
Tutti
credevano che i diabolic non avessero mai paura, eppure, durante i miei primi
anni di vita, non conobbi altro. La paura mi travolse anche la mattina in cui
gli Impyrean vennero ai recinti.
Non
sapevo parlare, ma capivo la maggior parte delle parole che sentivo. Il
direttore dei recinti dava frenetiche istruzioni ai suoi assistenti perché il
senatore von Impyrean e sua moglie, la matriarca Impyrean, sarebbero arrivati
di lì a poco. I custodi camminavano attorno al mio recinto, esaminandomi dalla
testa ai
piedi alla ricerca di un qualsiasi difetto. Io attendevo quel senatore e quella
matriarca col cuore che batteva forte, i muscoli pronti a combattere. E poi
arrivarono.
Tutti
gli addestratori e tutti i custodi si inginocchiarono davanti a loro. Il direttore
si portò le loro mani alle guance, con gesto riverente. «La vostra visita ci
onora.»
Fui
invasa dalla paura. Che specie di creature erano, se persino il terrificante
direttore si lasciava cadere a terra davanti a loro? Il brillante campo di
forza del mio recinto non mi era mai sembrato così restrittivo. Indietreggiai
il più possibile. Il senatore von Impyrean e sua moglie si avvicinarono e
restarono aguardarmi dall’altro lato della barriera invisibile.
«Come
potete vedere» disse loro il direttore, «Nemesis ha all’incirca l’età di vostra
figlia ed è stata creata con le caratteristiche fisiche da voi richieste. Per
diversi anni continuerà a crescere, diventerà più grande e più forte.» «Sei
sicuro che sia pericolosa?» chiese con voce strascicata il
senatore.
«Sembra una bambina spaventata.»
Quelle
parole mi raggelarono. Non dovevo mai avere paura. La paura veniva punita con scosse
elettriche, razioni ridotte, tormenti. Nessuno doveva mai vedermi spaventata.
Fissai il senatore con aria feroce. Quando i nostri sguardi si incrociarono,
sembrò allarmarsi.
Aprì
la bocca per parlare di nuovo, poi esitò, socchiudendo gli occhi, prima di
guardare altrove. «Forse hai ragione» brontolò. «Bisogna guardarle gli occhi.
Si vede che è inumana. Mia cara,
sei
assolutamente sicura che dobbiamo metterci in casa questa cosa mostruosa?»
«Ormai
tutte le grandi famiglie hanno un diabolic. Nostra figlia non sarà l’unica
bambina non protetta» disse la matriarca. Si voltò verso il direttore. «Voglio
verificare che cosa riceveremo in cambio del nostro denaro.» «Naturalmente»
rispose il direttore, voltandosi e agitando la mano verso un custode. «Alcuni
scarti…» «No» lo interruppe la matriarca in tono sferzante. «Dobbiamo essere
assolutamente sicuri. Abbiamo portato un nostro trio di detenuti. Basteranno
per mettere alla prova questa creatura.» Il direttore sorrise. «Certo, grandée
von Impyrean. Non si è mai troppo prudenti. Ci sono in giro tanti allevatori
che non rispettano gli standard… Ma Nemesis non vi deluderà.» La matriarca fece
un cenno col capo a qualcuno che non vedevo. Il pericolo che avevo previsto si
materializzò: tre uomini venivano condotti verso il mio recinto. Mi premetti di
nuovo contro il campo di forza, che mi faceva pizzicare e vibrare la pelle
della schiena. Mi si aprì una cavità gelida nello stomaco. Sapevo già che cosa
sarebbe successo.
Mi
avevano portato altri uomini, in passato. Gli assistenti del direttore tolsero
le catene agli uomini, poi disattivarono il campo di forza dal lato opposto al
mio, li spinsero dentro e lo riattivarono. Ormai respiravo affannosamente. Non
volevo farlo. Non volevo.
La
serie è così composta:
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