giovedì 16 aprile 2015

LA MASCHERA DELLA VERITA' di PINAR SELEK

Dal 23 aprile in libreria

LA MASCHERA DELLA VERITA'

di PINAR SELEK
Una delle intellettuali più importanti della generazione dissidente turca smaschera le bugie del genocidio armeno 
in occasione del suo centenario

(1915-2015)


Collana: Fandango Libri - pp.96
13,50 euro - Data di uscita: 23 aprile 2015

Aprile 2015. Sono trascorsi cento anni dal genocidio armeno. Una pagina nera della storia turca, da sempre controversa, da sempre considerata un tabù.
Un rimosso che Pinar Selek condanna con questo racconto personale e impegnato, introducendolo nella trama dei ricordi, intessuto di osservazioni, testimonianze, incontri. Con lei, impariamo dall’interno cosa significhi crescere e costruirsi declamando a scuola slogan che proclamano la superiorità nazionale, studiando su manuali lacunosi o menzogneri; vivendo accanto a compagni timorosi e silenziosi, in una città dove i nomi armeni sono stati cancellati dalle insegne. Pinar Selek ha militato in movimenti di estrema sinistra che pur rifiutando ogni forma di nazionalismo, hanno ereditato la negazione del genocidio e perso la memoria. Un memoir sensibile e polemico, un percorso lirico attraverso le pieghe della storia, un intenso incontro con una delle personalità più interessanti della cultura turca contemporanea.
La maschera della verità è tutte queste cose, ma è soprattutto una lettura che appassiona e commuove, che tocca le corde più profonde della nostra comprensione.

Sulle strade che avete attraversato, noi esistemmo.

Testimoniare significa “Ho visto, ho ascoltato, ho vissuto”. E’ una responsabilità. Ed è con questa responsabilità che mi accingo a scrivere oggi. Per dire che ho toccato con mano le disastrose conseguenze presenti su una terra mutilata dal genocidio. Anche se sono cresciuta in un ambiente esente dalla malattia nazionalista, solo molto tardi mi sono confrontata con lo sterminio degli Armeni nella Turchia del 1915. Questo mi riguarda, perché niente è più prezioso della lotta per la giustizia. Seduta sul banco dei testimoni non so chi sia il giudice o l’avvocato, ma prendo parola davanti all’oscuro meccanismo della Storia. La testimonianza di una femminista, antimilitarista che ha dovuto allontanarsi dal proprio Paese, non potrà riparare a nessuna ingiustizia. Ma forse permetterà ad altri di tornare. Che si sappia, la lotta per la giustizia ha dei tempi lunghi. Apre un processo di riflessione e riposizionamento. Io l’ho vissuto attraverso la mia storia personale.


Pinar Selek è nata nel 1971 a Istanbul in una famiglia di sinistra (suo padre fu imprigionato cinque anni in seguito al colpo di stato del 1980). Sociologa, i suoi lavori hanno come oggetto le minoranze oppresse dalla Repubblica turca. Nel 1998 comincia per lei un incubo giudiziario. È accusata di complicità con il PKK, viene torturata affinché confessi i nomi dei suoi contatti. Resiste e in prigione viene a sapere di essere accusata di terrorismo. Malgrado l’annullamento della condanna e le quattro assoluzioni, l’accanimento politico giudiziario continua. Pinar Selek è costretta a vivere in esilio dal 2009. Fanno parte del suo comitato di sostegno composto da circa 4500 persone anche gli scrittori Ohran Pamuk e Yashar Kemal.
Rifugiata politica in Francia, Pinar Selek ha insegnato all’università di Strasburgo. Nel 2013 ha pubblicato il romanzo La maison du Bosphore.

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