lunedì 22 settembre 2014

Ho lasciato entrare la tempesta di Hannah Kent

Strega, seduttrice, colpevole, assassina: Agnes Magnúsdóttir è accusata di molte cose. Perché nell'Islanda dell'Ottocento - immersa nella nebbia come in mille superstizioni - lei, con la sua bellezza, il suo animo ribelle, la sua intelligenza troppo vivace, è diversa da tutte. Diversa anche per l'uomo che si è scelta: Natan Ketilsson, un uomo più vicino ai diavoli dell'inferno che agli angeli del paradiso, come mormorano nel villaggio, capace di risuscitare i morti con pozioni a base di erbe conosciute solo da lui. E ora che Natan è morto, ucciso da diciotto coltellate, il villaggio decide che la colpevole dell'efferato omicidio non può che essere lei, Agnes. La donna che lo amava. E mentre, ormai condannata, attende la morte per decapitazione, Agnes racconta la sua versione della storia alle uniche persone amiche che il destino le concede nei suoi ultimi giorni: la moglie del suo carceriere, e un giovane e inesperto confessore. E anche se la morte sarà la fine inevitabile, per Agnes la vita continua altrove: nei pensieri, nei sogni, nelle storie che ha letto, e nell'amore per Natan. Le cose che appartengono soltanto a lei, e che nessuno potrà toglierle.

Listino:€ 17,50

Casa Editrice:Piemme

Data uscita:16/09/2014

Pagine:350



Già dalle prime pagine ti rendi conto di avere tra le mani una perla rara, un bellissimo romanzo, la scrittura della Kent è ricca e chiara e aggiunge un tocco di malinconia e un’atmosfera claustrofobica dell’inverno islandese, aggiungiamo poi la scrittura d’altri tempi diventa un libro che incanta e conquista da subito. 
E’ la storia di Agnes in esilio e in attesa della sua morte. Questa storia emerge vivamente dalle pagine, racconta splendidamente l’ultima opportunità di Agnes di poter raccontare la sua verità e la scrittrice riesce a catturare appieno la disperazione, l’isolamento e il dolore della protagonista, grazie ai suoi monologhi interiori. 
Agnes 33 anni viene trasferita presso una casa in attesa della sua esecuzione, la famiglia naturalmente non accetta la convivenza con felicità, avere in casa un’ assassina è spaventoso, mentre la famiglia la vede solo come un’assassina il lettore ha il “potere” di vederla e sentire i suoi pensieri e fa nascere dei tarli, chi è davvero Agnes? Come può davvero aver commesso un atto cosi cattivo? Perché dal modo in cui si muove e parla non ne sempre proprio capace. 
Si ha l’impressione che nessuno voglia davvero ascoltarla e capirla, ormai la sentenza è stata data dunque è colpevole, ma ripeto nessuno si ferma a osservarla davvero "il giudizio popolare” conta di più dell’animo di una persona e Agnes ne è la prova, tutti hanno paura di lei, la tengono lontana la evitano per paura, ma così facendo non le danno l’opportunità di esprimersi e di far conoscere la sua verità. Ma più Agnes racconta la sua storia al reverendo Toti  più la famiglia che la ospita lentamente  inizia a cambiare opinione riguardo a lei.
 
 
«Non è giusto. La gente sostiene di conoscerti per le
cose che hai fatto, e non perché si è seduta ad ascoltare
la tua versione dei fatti. Per quanto tu provi a vivere una
vita retta, se in questa valle compi un passo falso, non sarà
mai dimenticato. Non importa se hai agito per il bene.
Non importa se dentro di te una voce sussurra: “Non sono
come dite!”. È l’opinione degli altri che determina chi
sei.»


La scrittura della Kent è davvero incantevole e così descrittiva che sembra davvero di vivere nel villaggio islandese. Davvero una piacevole lettura.
 
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