venerdì 1 settembre 2017

BLOGTOUR: Free to love. Lotta per il tuo amore di Kirsty Moseley - Presentazione Free to love 2 + Recap primo capitolo


Ciao a tutti
per allietare questa giornata uggiosa, da me piove, vi presento un libro che sicuramente avete atteso. Quindi bando alle ciance ^___^...


UN FENOMENO EDITORIALE DA OLTRE 6 MILIONI DI LETTORI
IL SEGUITO DI NIENTE DA PERDERE SE NON L'AMORE: LA STORIA TRA ELLIE E JAMIE CONTINUA...

È stata dura, ma ce l’ha fatta. Ellie pensa finalmente di essersi gettata alle spalle la sua storia con Jamie. Il dolore è soltanto un ricordo. Una nuova città, un nuovo ragazzo, una nuova vita. Ma quando, per un tragico evento, è costretta a tornare a casa, le sue certezze crollano. È sufficiente uno sguardo di Jamie per riaccendere il suo cuore di amore e di passione. Il dolore è da sempre l’avversario di Jamie. L’ha conosciuto per strada, in prigione. L’ha sempre affrontato e sconfitto. Ma non questa volta. Da quando Ellie se ne è andata, la sofferenza si è impadronita di lui. Lo lacera, lo tormenta. Per questo, quando la rivede, giura a se stesso che non la lascerà mai più andare via. La sua vita è con lei. Ma Ellie sarà capace, in nome di un amore autentico, di far fronte al presente troppo ingombrante di Jamie? E Jamie potrà aprirsi a un futuro di rinascita assieme alla ragazza che ha sempre amato? 

Casa Editrice Tre60
Data Pubblicazione: 7 settembre 2017
Pagine: 320 pagine
Prezzo E-book: euro 7,99
Prezzo Cartaceo:  euro 16,60
 




Per stuzzicarvi ancora di più vi lascio anche il primo capitolo...

Prologo
«È meglio avere amato e perso che non aver amato mai.» Alfred, Lord Tennyson scrisse questi versi nell’Ottocento. Secondo me Alfred, Lord Tennyson ha scritto un’idiozia. Forse non ha mai amato; forse voleva più bene a se stesso che agli altri, perché se avesse amato un’altra persona al punto di voler sacrificare la vita per lei, non avrebbe mai scritto una sciocchezza simile. Sono tutte teorie, le mie.
Non sono un professore, non so nulla di quel tizio all’infuori di quella citazione. Come mai allora, vi chiederete, non sono d’accordo con ciò che scrive?
Perché una volta mi sono innamorato. Una volta sola. E l’ho persa, quella ragazza. Darei tutto ciò che ho per non averla mai amata. No, avere amato e perso non è meglio. Per niente.
Al diavolo l’amore. E al diavolo Lord Tennyson.

1
Jamie

Il pugno mi colpì alla mandibola. Forte. Un dolore terribile, istantaneo, a viso e collo. L’impatto fu di una violenza tale che gli occhi mi uscirono quasi dalle orbite. Voleva farla finita in fretta. Feci un passo indietro e mi toccai il mento nel punto dove mi aveva colpito; un sorriso di sfida mi si stampò sulle labbra. Feci una risatina pulendomi la bocca, e ignorando il sangue che mi macchiava il dorso della mano.
«Bravo. Avanti, ancora» lo incoraggiai, facendogli cenno di farsi sotto. Non mi preoccupai neppure di alzare la guardia; sarebbe stato assurdo, visto lo scopo che mi ero prefissato quella sera.
Il tizio si guardò in giro spaesato, spiazzato dalla mia mancanza di interesse e di reazione al dolore. Attorno a
noi, nel grande magazzino abbandonato dove si svolgevano gli incontri, la folla gridava incitandoci: qualcuno mi urlava di svegliarmi e di farlo a pezzi, altri esortavano il mio avversario a distruggermi. Volevano che il combattimento finisse in fretta, mentre io intendevo farlo durare il più possibile. Il dolore era una distrazione che mi evitava di dar retta al mio tormento interiore. Ero felice di pensare a qualcosa d’altro, a qualcosa che non fosse… lei.
«Avanti, amico, non sai fare di meglio?» lo provocai, spu tando un grumo di sangue. Allargai le braccia, dandogli un’occasione per attaccare. «Avanti, mostrami di cosa sei capace.»
Mi guardò sospettoso e fece una smorfia, poi avanzò e mi sferrò un pugno nello stomaco. Restai senza fiato e mi piegai, cercando di respirare. Lui ne approfittò per colpirmi in faccia con il ginocchio. Caddi all’indietro, andando a sbattere con violenza sul pavimento di cemento, e ogni parte del mio scheletro avvertì l’impatto. Il boato della folla fu assordante. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, sogghignando. Tutto l’alcol che avevo ingurgitato quella sera, prima degli incontri, era ancora in circolo, e aumentava il senso di disorientamento e di insensibilità al dolore; il mattino dopo, quando gli effetti della bevuta sarebbero scomparsi, sarebbe stata tutta un’altra storia, invece. «Kid, cosa diavolo stai facendo? Sapevo che non avrei dovuto lasciarmi convincere! Interrompo il combattimento!» Con uno sforzo colossale aprii gli occhi e girai la testa, che mi parve pesantissima, verso Jensen, sul bordo del ring improvvisato. Scosse il capo, incredulo e inorridito
insieme. Aveva gli occhi socchiusi e stringeva i denti. Essendo il padrone e l’organizzatore di quel circolo illegale, avrebbe perso molti soldi se fossi stato sconfitto. E non gli piaceva affatto che giocassi con lui e mettessi a repentaglio i guadagni che, francamente, intascava senza spaccarsi troppo la schiena.
«Non provarci neanche. Ho tutto sotto controllo. Datti una calmata e cerca bene nei pantaloni, per vedere se trovi un paio di palle. Direi che le hai perse» scherzai. Strascicavo le parole come un ubriacone, me ne accorgevo da solo. Girandomi faticosamente su un lato, liberai le braccia e mi rimisi in piedi barcollando.
Con la coda dell’occhio vidi Jensen estrarre il cellulare e parlottare rapido senza smettere di fissarmi. «Ci sei quasi? La situazione mi sta sfuggendo di mano. D’accordo, ma tu datti una mossa!»
Mi accigliai. «Oh, ma certo, fa’ pure la spia, chiama qualcuno che mi faccia da balia!» sbottai. «Sporco spione» aggiunsi, scoppiando di nuovo a ridere. Approfittando della mia distrazione, o semplicemente
della propria vigliaccheria, il mio avversario mi attaccò da dietro, travolgendomi. Entrambi finimmo catapultati in avanti. Gli spettatori, non volendo ritrovarsi schiacciati o
coperti di sangue, si sparpagliarono, e andammo a sbattere contro la fiancata del camioncino parcheggiato all’estremità del ring. L’altro pugile aveva il fiato corto, ma continuava
a tempestarmi di pugni la schiena e un fianco. Avevo male ovunque, e capii di avere fatto la scelta giusta
andando a combattere, quella sera. Era un’ottima distrazione.
L’altro mi prese per la spalla e mi scaraventò all’indietro; mi ritrovai di nuovo per terra, ansimante.
«Kid!» Naturalmente Jensen aveva chiamato Ray. Era uno dei miei migliori amici, oltre che suo cugino. Resistetti alla tentazione di rispondergli male. Ray si fece largo tra la folla e si mise bocconi sul bordo del ring. Lo guardai e gli lessi la preoccupazione negli occhi castani.
«Come te la passi, amico?» balbettai, cercando di sorridere, ma dovette uscirmi una smorfia grottesca.
«Cosa combini? Jensen dice che hai bevuto. Che cosa sta succedendo?» chiese scuotendo il capo. Notai soddisfatto che non era entrato sul ring né aveva cercato di toccarmi; era contro le regole, e avrebbe segnato la fine dell’incontro. Prima che potessi rispondere, il mio avversario mi afferrò la maglietta e mi rimise in piedi con uno strattone.

Continuate a seguire il BlogTour....
 

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