sabato 1 aprile 2017

BlogTour: Tredici di Jay Asher - Estratti

Ciao a tutti
oggi L'universo dei Libri fa da apri pista per un nuovo BlogTour.
La mia tappa prevedere gli estratti...per invogliarvi a leggere questo libro...





"Ciao a tutti. Spero per voi che siate pronti, perché sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, come mai è finita. E se state ascoltando queste cassette è perché voi siete una delle ragioni. Non vi dirò quale nastro vi chiamerà in causa. Ma non preoccupatevi, se avete ricevuto questo bel pacco regalo, prima o poi il vostro nome salterà fuori... Ve lo prometto." Quando Clay Jensen ascolta il primo dei nastri che qualcuno ha lasciato per lui davanti alla porta di casa non può credere alle sue orecchie. La voce che gli sta parlando appartiene ad Hannah, la ragazza di cui è innamorato dalla prima liceo, la stessa che si è suicidata soltanto un paio di settimane prima. Clay è sconvolto, da un lato non vorrebbe avere nulla a che fare con quei nastri. Hannah è morta, e i suoi segreti dovrebbero essere sepolti con lei. Ma dall'altro, il desiderio di scoprire quale ruolo ha avuto lui nella vicenda è troppo forte. Per tutta la notte, quindi, guidato dalla voce della ragazza, Clay ripercorre gli episodi che hanno segnato la sua vita e determinato, in un drammatico effetto valanga, la scelta di privarsene. Tredici motivi, tredici storie che coinvolgono Clay e alcuni dei suoi compagni di scuola e che, una volta ascoltati, sconvolgeranno per sempre le loro esistenze. Ora è anche una serie televisiva prodotta da Netflix.


L'Inizio....

«Scusi?» ripete lei. «Quando vuole che sia recapitato?» Mi passo due dita sul sopracciglio sinistro, premendo. Ho la testa che mi scoppia. «Fa lo stesso» rispondo. La commessa prende il pacco. La stessa scatola da scarpe che giaceva sulla veranda di casa mia meno di ventiquattr’ore fa; avvolta in un sacchetto di carta marrone, sigillata con scotch trasparente, uguale identica a come l’avevo ricevuta.
Ma indirizzata, ora, a un altro destinatario. Il prossimo sulla lista di Hannah Baker. «Quant’è?» La tizia posiziona la scatola su un tappetino di gomma, poi digita una serie di cifre sulla tastiera. Appoggio sul bancone il mio bicchierone di caffè da autogrill e controllo il display. Tiro fuori dal portafoglio qualche biglietto da un dollaro, pesco nelle tasche un po’ di moneta, e piazzo i soldi davanti a lei. «Temo che il caffè non abbia ancora fatto effetto» osserva.
«Manca un dollaro.»
Le do il dollaro e mi stropiccio gli occhi assonnati. Il caffè ora è quasi freddo, tanto che devo sforzarmi per trangugiarlo. Ma ho assolutamente bisogno di svegliarmi. O forse no. Forse è meglio passare la giornata mezzo addormentato. Forse è l’unico modo per arrivare fino a sera. «Dovrebbero recapitarlo domani» aggiunge lei. «O al massimo
dopodomani» e lascia cadere il pacco in un carrello alle sue spalle. Avrei dovuto spedirlo dopo la scuola. Avrei dovuto concedere a Jenny un giorno in più di pace.


A volte capita di pensare a cose che nemmeno noi riusciamo a capire. Pensieri che non sono neanche veri – che non corrispondono al nostro vero stato d’animo – ma che ci frullano in testa solo perché rappresentano qualcosa di interessante su cui riflettere.

 


Ciao a tutti, ragazze e ragazzi. Qui è Hannah Baker. Dal vivo e in stereofonia.
Non ci posso credere.
Niente rimpatriate. Niente bis. E stavolta, neppure una richiesta.
No, non è possibile. Hannah Baker si è uccisa.
Spero per voi che siate pronti, perché sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, come mai è finita. E se state




Ho avuto la mia chance e l’ho sprecata.
E poi… ecco che… cominciano a insinuarsi nella testa certi pensieri. Riuscirò mai ad avere il pieno controllo della mia vita? Finiròsempre sballottata a destra e a sinistra dalle persone di cui mi fido?
Odio quello che hai fatto, Hannah.
Riuscirò mai a ottenere dalla vita quello che voglio?



Al che ho quasi ribattuto: O una ragazza. Potrebbe anche trattarsidi una ragazza”.
Poi sono intervenuti anche altri.
Se si sentono soli, potremmo invitarli a sedere con noi alla mensa.”
Se è per i voti a scuola, potremmo aiutarli con i compiti.”
Se è per la situazione a casa, si potrebbe forse… non so… trovareuno psicologo o roba del genere.”
Ma ogni cosa che dicevano – ogni singola cosa! – aveva un non soche di risentito.
Poi, una ragazza – il nome non ha importanza – ha detto quello che tutti pensavano tra sé e sé: «È come se la persona che ha scritto questobiglietto volesse attirare l’attenzione. Se facesse sul serio, sarebbe
già uscita allo scoperto».
Dio. Non c’era modo che Hannah potesse aprirsi in quella classe.
Non potevo crederci.

Odiavo la poesia finché qualcuno non mi ha insegnato ad apprezzarla.

Questo qualcuno mi ha suggerito di leggere ogni poesia come fosse un rebus. Sta a noi decifrarne il codice, le parole, sulla base di tutto ciò che sappiamo della vita e delle emozioni.
Il poeta ha usato il rosso come simbolo del sangue? Della rabbia?
Della passione? O la carriola ha quel colore solo perché l’aggettivo “rossa” suonava meglio dell’aggettivo “nera”?
 

Spero di avervi invogliato a leggere questo libro...
 




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