mercoledì 12 aprile 2017

BlogTour :Il mondo che ho inventato per te di Sarah Butler - Estratti

Ciao a tutti
come ben avrei capito amo molto il genere romance, in tutte le salse,come dico io per questo motivo quando mi propongo un BlogTour che riguarda un libro fantasy non posso che accettare.
Spero che leggendo gli estratti che ho scelto per voi, vi venga la voglia di leggere questo libro.



Un ragazzo in crisi che solo un amore ribelle può salvare Perché si è pronti a tutto pur di conquistarsi un posto nel mondo     A diciotto anni, tutti desiderano inseguire i propri sogni, finalmente liberi di poter decidere per sé stessi. Anche Stick e Mac non vedono l'ora di lasciare il loro quartiere popolare di Manchester dove tutto scorre sempre uguale. Sono pronti a partire per la Spagna, per quel viaggio che hanno studiato nei minimi dettagli e che ha il sapore della libertà. Ma la sera in cui festeggiano la partenza imminente, si ritrovano nel posto sbagliato al momento sbagliato: Mac resta ucciso in una rissa. Stick, senza neanche accorgersene, ripiomba nella vita monotona di sempre, con una madre assente e un padre che ha deciso di andarsene anni prima per costruirsi una famiglia con un’altra donna. L’unica differenza è che ora il fidato Mac non c’è più. Quell’amico con cui ha condiviso tutto, nel bene e nel male. L’unico con cui poteva essere sé stesso.  Eppure, proprio quando sente di aver imboccato un vicolo cieco, Stick incontra una stravagante ragazza dai capelli rosa e tra loro scatta subito la scintilla. È una ragazza sfuggente, quasi inafferabile. Si fa chiamare semplicemente J e gli dà appuntamenti nei posti più improbabili. Ma è riuscita, con un semplice e fugace scambio di sguardi, a fargli tornare quell’entusiasmo e quella voglia di vivere che credeva di aver perduto. E lui non ha nessuna intenzione di lasciarsela scappare. Perché sa che insieme potranno reagire e sfuggire da una realtà che promette poco o nulla. Sono giovani, e il loro bisogno di esprimere rabbia, amore, energia è irrefrenabile. Solo così potranno ritagliarsi un posto nel mondo.  Dopo il successo internazionale de L’amore in un giorno di pioggia, Sarah Butler torna a conquistare i lettori di tutto il mondo con un romanzo ancora più dirompente. Il mondo che ho inventato per te è una storia schietta e sincera sulle aspettative degli adolescenti che si scontrano con l’indifferenza del mondo, ma riescono a risalire. Ancora più forti. Perché è solo credendoci che si può costruire un futuro migliore per tutti. 


L'inizio 


All’angolo tra Market Street e Spring Gardens, un ragazzo che è quasi un uomo gira la rotella di un accendino di plastica da cui scaturisce una fiammella gialla. Ha il cappuccio sollevato sulla testa e una sacca di JD Sports in diagonale sulla schiena. Dietro di lui si accalca la folla che osserva, con i telefoni in alto per immortalare i suoi movimenti, mentre gli allarmi antifurto e le sirene della polizia riecheggiano in tutto il centro. La vetrina del negozio è frantumata. Il ragazzo passa so- pra i cocci di vetro, allunga la mano attraverso le sbarre del- la serranda e tocca il manichino di plastica bianca senza oc- chi né naso né bocca ma con il seno e i fianchi sporgenti, visibili sotto il prendisole scarlatto. Il ragazzo avvicina l’accendino a una piega della stoffa. Poi si gira e attraversa Market Street.  

«Ho detto che ci avrei pensato al ritorno», replicò Stick. Cioè mai, o almeno non per anni, non finché avesse avuto soldi in banca, un’abbronzatura come si deve, una bella ra- gazza accanto, magari addirittura un figlio. Sarebbe tornato e loro avrebbero capito che non potevano più comandarlo a bacchetta.  
«Sarà finita prima di quanto pensi, Kieran.» «Smettila di fare il rompipalle.» Suo padre sospirò e si passò una mano sulla faccia. «Non voglio che mio figlio viva di sussidi di disoccupazione.» «Non prenderò quel sussidio del cazzo.» Stick vide che suo padre stringeva gli occhi. «Ho diciassette anni. Me ne  
vado in Spagna.» Suo padre alzò le mani. «Okay. Quando torni a casa, allora? Ne parleremo al tuo ritorno?» «D’accordo.» Il padre si appoggiò allo schienale. «Penso che questo  
viaggio ti farà bene.» Sorrise; Stick non fece altrettanto. «Penso che ti aiuterà a costruirti un tuo punto di vista.» Stick vedeva i pezzi di pasta di pizza che aveva tra i denti mentre parlava.  
«Sono fiero di te, Kieran. Partire all’avventura. Non tutti hanno il coraggio di farlo.»  

«È meglio se non vieni», disse Stick. «Mi ucciderà.»  
«Non vuoi un sostegno?» chiese J, mettendosi lo zaino in spalla.  
Stick scosse la testa. Aveva trovato così tante chiamate perse quando gli era venuto in mente di guardare il telefono che lo aveva spento e basta. «Ma come ti trovo?» disse, seguendola lungo la banchina sotto l’alta copertura ricurva della stazione. «Non posso passare la vita a lasciarti lettere d’amore.» Vide il sorriso di J e sentì che stava arrossendo. «Cioè...»  
«Ti darò il numero di casa», disse lei e tirò fuori una penna dallo zaino. Glielo scrisse sulla mano e sotto appuntò l’indirizzo.  

Stick si ficcò le mani in tasca. «Certo che no.» Sua madre prese la tazza, ma non bevve. «Stavo pensando  
che potremmo andare a trovarla», disse.  Stick aggrottò la fronte interrogativo. «Sophie. Magari durante un fine settimana? Potremmo  

portarle dei fiori. Anche per Mac.» Alzò lo sguardo. «Te la stai cavando benissimo, Kieran. So quanto...» posò la tazza «...quanto è difficile. Sono fiera di te.» 



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