lunedì 5 giugno 2017

BlogTour: Paper Princess di Erin Watt - Presentazione + Prologo



Ciao a  tutti
ho atteso con molta ansia l'uscita di questo libro, per questo sono molto felice di ospitare una tappa di questo BlogTour sul mio blog.






I ROYAL SARANNO LA TUA NUOVA OSSESSIONE Finalmente in Italia la serie appassionante e sexy bestseller n.1 del New York Times

Un patto che nasconde più di un segreto. Un sogno fragile come carta. Una passione che non darà tregua. A diciassette anni, Ella Harper ha già imparato a sbrigarsela da sola. Sempre in fuga, dalle difficoltà economiche e dagli uomini sbagliati di sua madre, si è districata tra mille lavori per riuscire a far quadrare i conti, studiare e costruirsi un futuro migliore. Finché, un giorno, nella sua vita compare un certo Callum Royal. Distinto ma deciso, nel suo costoso abito di sartoria, dice di essere il migliore amico del padre, che lei non ha mai conosciuto, nonché il suo tutore legale. In quanto tale, sarà lui d'ora in poi a sostenere le spese per il suo mantenimento e la sua istruzione, a patto che Ella accetti di vivere con lui e i suoi cinque figli. Ella sa che il sogno che Callum Royal sta cercando di venderle è sottile come carta. Ed è diffidente e furiosa. Ma ancora di più lo sono i fratelli Royal. Easton, Gideon, Sawyer, Sebastian e... Reed. Magnetici e pericolosi, non mancano di farla sentire un'intrusa: lei non appartiene, e non apparterrà mai, alla loro famiglia. E a nulla valgono i tentativi pacificatori di Callum. Ella però non è certo il tipo che si lascia intimorire, e le scintille a casa Royal non tardano ad arrivare. Soprattutto dopo un bacio rubato, che innescherà un'inarrestabile spirale di rabbia, gelosia e desiderio. Per non scottarsi, Ella dovrà imparare presto le regole del gioco... Dopo lo straordinario successo negli Stati Uniti, dove ha conquistato le lettrici e i vertici delle classifiche, diventando bestseller n.1 del New York Times, Paper Princess arriva finalmente in Italia. 


PROLOGO.....



Stiamo atterrando ma, anche se ho il naso premuto contro il finestrino, è troppo buio per vedere qualcosa. Tutto quello che scorgo sono le luci lampeggianti dell’autostra­da sotto di noi; una volta che tocchiamo terra, Callum non mi lascia il tempo di guardarmi attorno. Non prendiamo nemmeno la macchina che si trova nella pancia dell’aereo.

No, quella deve essere la macchina «per i viaggi», perché Durand ci accompagna a un’altra lucida berlina nera. Ha i vetri così scuri che durante il tragitto non posso farmi un’idea del paesaggio circostante, ma poi Callum abbassa un po’ il vetro, e lo sento: il sale. L’oceano.
Dunque ci troviamo sulla costa. In North o South Carolina? Se siamo a sei ore di strada da Kirkwood, ci troviamo di sicuro da qualche parte sull’Atlantico, cosa che in effetti ha senso, visto il nome della compagnia di Callum. In realtà, però, non mi importa. Tutto quello che importa è la mazzetta di banconote nel mio zaino. Diecimila dollari. Ancora non ci credo. Diecimila dolla­ri… al mese. E un altro sacco di soldi dopo il diploma.
Dev’esserci una fregatura. Callum potrà avermi anche assicurato che in cambio non si aspetta… favori speciali, ma non sono nata ieri. C’è sempre la fregatura e alla fine  si paleserà. Se non altro, quando accadrà avrò diecimila dollari in tasca, se devo fuggire ancora.
Fino ad allora, starò al gioco. Farò la carina con Royal.
E i suoi figli…
Cacchio, mi ero dimenticata dei figli… sono cinque, ha detto.
Saranno davvero così tremendi? Cinque ricchi ragazzi viziati? Ho affrontato di peggio. Tipo Leo, il fidanzato gangster di mamma, che ha tentato di palpeggiarmi quando avevo dodici anni e poi mi ha insegnato a tirare un pugno come si deve, dopo che l’avevo colpito in pancia e quasi mi ero rotta una mano. Era scoppiato a ridere ed eravamo diventati subito amici, dopo. Le sue dritte di autodifesa mi sono decisamente servite con il fidanzato successivo di mamma, che aveva le mani altrettanto lunghe.
Mamma sapeva davvero come scegliersi dei vincenti.
Ma tento di non giudicarla: faceva quello che doveva per sopravvivere, e non ho mai avuto dubbi sul fatto che mi volesse bene.
Dopo un viaggio di trenta minuti, Durand si ferma davanti a un cancello. C’è un divisorio tra noi e l’autista, ma sento un bip e poi un ronzio metallico; a quel punto, ci muoviamo di nuovo, ma più lentamente, finché siamo parcheggiati e le chiusure si aprono con un clic.
«Siamo a casa», annuncia Callum, tranquillo.
Vorrei correggerlo, dirgli che io non ce l’ho un posto da chiamare così; ma tengo la bocca chiusa.
Durand mi apre la portiera e mi porge una mano. Mentre scendo, mi tremano un po’ le ginocchia.



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