Aveva iniziato a nevicare e le strade erano deserte.
Soltanto pochissime incredule persone videro una donna lottare spasmodicamente
contro un’armatura.
Francesca corse veloce fino a portarsi alle spalle
dello spettro, lasciò cadere il borsone ai suoi piedi e prese a concentrarsi.
In quel momento, l’armatura si girò verso di lei e si fermò, come se
d’improvviso fosse inanimata. Il clangore delle sue giunture tradì subito la
sua natura materica, molto differente da quella di un Larius, per quanto il
bagliore con cui era apparsa fosse molto simile a quello degli spettri bambini.
I Larius, infatti, pur essendo perfettamente in grado di provocare fastidiosi rumori
di varia natura e di distruggere oggetti, mantenevano sempre una parvenza
evanescente che non aveva nulla a che vedere con l’aspetto solido e imponente
di quel nuovo tipo di spettro.
Le mani della Viator si mossero rapide e decise: senza
esitazioni, Francesca prese una mistura di erbe e la lanciò in aria, poi, con
una rapidità inaudita, accese un fiammifero e lo lanciò tra le foglioline
ancora sospese tra i fiocchi di neve. Una piccola esplosione di nebbiolina
verdastra avvolse le sue mani fino agli avambracci: in una frazione di secondo
questi vennero ricoperti da uno strato sottile di metallo scuro che proseguiva
fino alla punta delle dita, prolungandone le unghie in forti lame affilate. La
Viator chiuse gli occhi e si concentrò ancora, poi attaccò l’armatura: sferrò
un colpo rapido, mirato a infilare le sue lame nella cotta di maglia che
congiungeva l’elmo al corpo dell’armatura. Lo spettro rispose altrettanto
velocemente, parando il colpo con la sua mano metallica. Con uno stridio
raccapricciante, le lunghe unghie di Francesca lasciarono cinque profondi segni
lucidi sul polso del suo nemico, mentre la Viator sferrava un nuovo colpo con
l’altra mano, mirando questa volta a infilare le unghie nel ventre
dell’armatura. Ancora una volta lo spettro parò il colpo; Francesca si fece
indietro di un passo e l’armatura si bloccò nuovamente davanti a lei.
Francesca si portò nuovamente le mani alle tempie,
cercando di richiamare alla memoria tutte le sensazioni che aveva provato al
tocco di quel metallo scuro: le sue mani frugarono ancora nel borsone alla
ricerca del giusto rituale, riempirono una piccola beuta di vetro con dei
pigmenti colorati e la scagliarono contro l’armatura. Subito dopo, un nuovo
lancio di erbe, un nuovo fiammifero e una nuova esplosione verdastra. Le sue
unghie divennero più lunghe e più forti. Francesca tentò subito di colpire al
collo il suo nemico e, questa volta, quando il braccio metallico parò il colpo,
le unghie della Viator riuscirono a penetrare l’armatura: Francesca avrebbe
staccato di netto quel braccio, ma una sospensione scura iniziò a fuoriuscire
dai solchi che aveva inferto. La Viator respirò quella strana sostanza e sentì
il suo corpo paralizzarsi. I suoi occhi videro il metallo che proteggeva i suoi
avambracci tagliarsi di netto come sotto l’effetto di un laser, lasciando
scoperta la sua pelle chiara e sottile. Una dopo l’altra, le vene bluastre del
suo polso venivano recise, il suo sangue fluiva lentamente fino a sporcare la
candida neve al suolo. Francesca credette di lanciare un grido, ma dalla sua
bocca spalancata non uscì alcun suono. In un folle giramento di testa, si
accasciò ai piedi dell’armatura tremando sul suo corpo debole.
D’improvviso, riaprì gli occhi: le sue braccia erano
intatte, il metallo protettivo era al suo posto, il suo corpo era ancora forte.
L’armatura non si era mossa e portava i segni del suo
ultimo attacco; la nebbiolina scura che aveva provocato quella forte illusione
alla Viator, aleggiava attorno al braccio in cui le sue unghie erano penetrate.
Francesca si alzò in piedi e restò allibita davanti
all’ambiguo comportamento di quello spettro sconosciuto.
Con i Laruis era stato tutto molto più semplice:
quando il primo di quei bambini le aveva fatto visita, insistendo a voler
essere liberato, lei sapeva già quel che doveva fare. Le sue frequenti e
intense ibridazioni con le bestie le avevano dato sufficiente conoscenza e
potere per creare una sorta di pozione che, unita alla sua volontà, avrebbe
dissolto quello spirito camuffato da infante senza problemi.
Invece, con quell’armatura, nulla sembrava funzionare.
Francesca era esausta, ma lo spettro restava fermo in mezzo alla neve; non
sembrava per nulla interessato a combattere con lei e, fin dal principio, si
era difeso senza mai attaccare. La Viator si convinse che dovesse essere
anch’esso qualcosa di molto simile a un Larius, e che stesse attendendo di
essere dissolto.
Si concentrò ancora una volta, richiamando alla mente
le nuove informazioni acquisite. Le sue mani si mossero rapide e disegnarono
uno strano simbolo sul sottile strato di neve che ricopriva l’asfalto, poi
armeggiarono all’interno del borsone ed estrassero un coltello dalla lama
ricurva. Con tutte le sue forze, Francesca piantò la punta del coltello al
centro del simbolo che aveva davanti e, finalmente, l’armatura vacillò: per
qualche secondo apparve evanescente e poco solida, certamente Francesca sarebbe
riuscita a distruggerla sferrando un nuovo attacco a seguito di quel rituale.
Quell’armatura, però, non era intenzionata a lasciare che questo accadesse. Non
se ne era stata ferma ad aspettare per esser “liberata”, non aveva
assolutamente la volontà di far cessare quello stato di cose. Lei voleva solo
conoscere la forza della Viator che aveva davanti.
Mentre Francesca si concentrava un’ultima volta per
terminare quel che aveva iniziato, l’Armatura aprì il suo elmo e ne fece
fuoriuscire un’emanazione nera che colpì in pieno il volto della Viator.
Francesca cadde prima in ginocchio, poi si ritrovò
sdraiata a terra: non riusciva a vedere nulla né a muoversi.
Quando si riprese, era bagnata fradicia e mezza
congelata. Sia Roberto che Lucilla erano finalmente riusciti a raggiungerla.
L’armatura era ormai lontana.
Il
racconto di Fantasy, personaggio non protagonista di “Oltre i confini – Il
tocco degli Spiriti Antichi”
Mi è stato tolto tutto, anche quello che non
sapevo di avere.
Sono passati trecento anni, ormai, da quando ho
iniziato a vagare sola tra le terre oltre i confini. Sapevo bene di essere
morta, sul fatto che la vita fosse uscita dal mio corpo, non avevo mai avuto
dubbi; quel che non riuscivo a capire, era perché mi sentissi ancora così viva:
avevo sogni, desideri, emozioni.
Il giorno in cui incontrai Elisabeth, pensai
che tutto avesse un senso: doveva essere il paradiso, quello in cui mi trovavo,
avrei vissuto in eterno un sogno meraviglioso. Lei mi aveva messa in guardia:
“io non sono come te”, “io non sono uno spirito”… Lo ripeteva in continuazione,
ma io non ci davo peso: volevo vivere il mio sogno. Ogni giorno attendevo il
suo arrivo sulla spiaggia, contavo le onde del mare, sorridevo al vento,
fantasticavo: ora è tutto molto chiaro, ma all’epoca non sapevo cosa mi stesse
accadendo.
Cos’era mai, quella piacevole vertigine, che
provavo ogni volta che lei compariva?
Ero innamorata, ero innamorata di Elisabeth!
Dopo una vita così breve, così chiusa… Non l’avevo capito, sapevo solo di
essere felice per il semplice fatto che quella donna esistesse.
Elisabeth, invece, felice non lo era mai; avrei
tanto voluto aiutarla, ma che potevo fare? Lei veniva da me, piangeva, mi
raccontava della sua casa infestata da perfidi spettri con il volto da bambini…
La nostra spiaggia era il suo angolo di tranquillità, il posto in cui credeva
di non aver nulla da temere.
Non avevamo idea, di quanto ci sbagliassimo:
quello che credevo essere il mio paradiso privato, era dominio di un potente
Spirito Antico, del quale io ed Elisabeth non conoscevamo l’esistenza.
Quando la donna che amavo sparì nel nulla dopo
avermi accusata di non esistere, il paradiso divenne inferno.
Ero sola, triste, arrabbiata: mi ripetevo che
non esistevo, che ero solo fantasia. E’ stato in quel momento, che ho iniziato
a farmi chiamare “Fantasy”: ero fantasia, nient’altro, non avevo più ragione di
esistere.
Smisi di dare confidenza agli spiriti
dall’aspetto umano che incontravo sulla faccia immateriale della realtà, ma in
compenso, mi accorsi di avere una sorta di legame con uno spirito dall’aspetto
di bestia, uno splendido cigno reale; bastarono uno sguardo ed un semplice
contatto fisico, fui travolta per la prima volta da quella che, nella realtà
oltre i confini, chiamiamo ibridazione. Un’emozione sconvolgente, non
comparabile a nulla che conoscessi: due esseri che si fondono in uno, mettendo
in comune il proprio cuore. Con il passare degli anni, imparai molto dalle
bestie: alcune mi erano affini, altre no. Ognuna portava un sapere che
lentamente diventava mio.
Il tempo è passato più in fretta di quanto credessi,
ed io ho appreso molte cose: vivo nella terra delle Rocce Antiche, dominio
dell’Antico Spirito Alchimista. Sono una Viator, una creatura in grado di
viaggiare tra due mondi… o meglio, lo ero; sono una Viator Lucis, ormai, lo
spirito di una Viator, quel che ne resta dopo la morte del corpo.
La mia Elisabeth, lei era una Viator, solo che
non lo sapeva. Ogni volta che ci ripenso, vorrei che non mi avesse mai
incontrata: forse, se io non le avessi permesso di perdere tempo a
compiangersi, lei avrebbe sperimentato l’ibridazione, avrebbe appreso quel che
le occorreva, non sarebbe stata giustiziata dallo Spirito Antico. Ora il suo
corpo è morto, il suo spirito è perduto.
Ma come dicevo, sono passati trecento anni: non
voglio vivere nel passato, e il mio presente porta il nome di Lucilla.
Non ho avuto troppe difficoltà ad imparare la
sua lingua ed a farmi un’idea di come sia cambiato il mondo materiale, ora che
ci vive lei. A differenza di Elisabeth, Lucilla è destinata a me: spero tanto
che lei lo comprenda presto. Quel che ancora non so, è se riuscirò a difenderla
da lui, lo Spirito Antico. Farò tutto ciò che è in mio potere, per non farmela
portare via: ora è lei, la mia ragione di esistere.
Sinossi
del romanzo:
“-
Non sai chi sono? Allora non puoi liberarmi! - disse la bambina, pestando i
piedi sul pavimento con rabbia. - Cerca di sbrigarti a capire come funzionano
le cose, o diventerai come me! E non è divertente! - aggiunse ancora, prima di
sparire dalla vista di Lucilla.”
Lucilla soffre di allucinazioni fin da quando era molto piccola, si è talmente abituata alla situazione da reputarla normale. Non ha idea del rischio che sta correndo.
Ha ormai ventidue anni, quando l’ossessione per una ragazza misteriosa di cui è innamorata fin dai tempi dell’adolescenza, la spinge a confrontarsi con una realtà che ha sempre rifiutato: la realtà materiale e quella immateriale, sono separate da un velo sottile, e lei è una di quelle poche persone capaci di squarciare questo velo.
Francesca è consapevole di questo già da molto tempo, ma non le basta: è alla continua ricerca di nuove conoscenze, determinata ad accrescere il suo potere; saranno proprio le sue ricerche a farle incontrare Lucilla, nei vasti territori oltre i confini.
Nessuna delle due, però, immagina quello in cui saranno coinvolte: dopo una lunga era di equilibrio, i potenti Spiriti Antichi stanno per scatenarsi gli uni contro gli altri, coinvolgendo coloro che hanno subito il loro tocco…
Lucilla soffre di allucinazioni fin da quando era molto piccola, si è talmente abituata alla situazione da reputarla normale. Non ha idea del rischio che sta correndo.
Ha ormai ventidue anni, quando l’ossessione per una ragazza misteriosa di cui è innamorata fin dai tempi dell’adolescenza, la spinge a confrontarsi con una realtà che ha sempre rifiutato: la realtà materiale e quella immateriale, sono separate da un velo sottile, e lei è una di quelle poche persone capaci di squarciare questo velo.
Francesca è consapevole di questo già da molto tempo, ma non le basta: è alla continua ricerca di nuove conoscenze, determinata ad accrescere il suo potere; saranno proprio le sue ricerche a farle incontrare Lucilla, nei vasti territori oltre i confini.
Nessuna delle due, però, immagina quello in cui saranno coinvolte: dopo una lunga era di equilibrio, i potenti Spiriti Antichi stanno per scatenarsi gli uni contro gli altri, coinvolgendo coloro che hanno subito il loro tocco…
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