Da ottobre 2014 in libreria
(Gargoyle, pp. 313, 18
euro, titolo originale My Real Children, traduzione di Daniela Di Falco)
UNA DONNA,
DUE VITE,
DUE VERSIONI INCREDIBILI DELLA STORIA
DEL NOVECENTO
2015: Patricia Cowan è una donna molto in là
con gli anni (è nata nel 1926), ricoverata in una casa di cura. Le sfuggono
dettagli altrimenti facilmente impressi nella memoria dei più – come l’anno in
cui sta vivendo o gli eventi principali della vita dei figli –, rammentandone
altri che, al contrario, non paiono possibili. I suoi ricordi prendono due
differenti e inconciliabili direzioni dal 1949, quando Patricia riceve la
proposta di matrimonio di Mark Anston, aspirante filosofo con velleità
accademiche, incontrato a Oxford dove entrambi studiano. Ha effettivamente
accettato di sposare Mark, rivelatosi poi uomo e marito accecato da un
bigottismo furioso e aggressivo che ha spazzato via ogni possibile gioia dalla
loro unione, malgrado la nascita di quattro figli? Con altrettanto nitore,
infatti, Patricia ricorda di essersi legata – a dispetto dei pregiudizi
dell’epoca – a un’altra donna, la biologa Bee, con la quale ha allevato tre
figli. Il suo senso di scissione diventa un tarlo insostenibile, generandole domande
su domande a cominciare dal suo stesso nome: si chiama Trish o Pat?
È stata una casalinga affrancatasi
dall’intollerabile routine coniugale soltanto dopo la crescita dei figli, per dedicarsi,
finalmente, all’impegno politico? Oppure un’affermata scrittrice di guide di
viaggi, forte di un amore pieno di comprensione e attenzione?
Anche la memoria dei fatti storici differisce
a seconda della vita che Patricia ha avuto.
I ricordi confusi di due passati così
antitetici vengono scambiati dai medici per sintomi di demenza senile. Ma l’anziana
donna non ne è affatto certa, e vuole cercare di rimettere insieme i pezzi per
capire chi è stata in realtà, anche perché le sue scelte individuali – così
diverse – sembra abbiano avuto un peso sulle sorti del mondo al punto da farlo
diventare un posto incantevole in cui vivere e, contemporaneamente, lo scenario
di azioni spaventose.
Ne Le mie due vite, Jo Walton – uno
dei nomi più originali e interessanti della fantascienza e del
fantastico contemporanei, non a caso
insignito dei maggiori premi quanto a genere – sviluppa e dilatail concetto
di sliding doors: ciò che è stato si confonde e sovrappone a qualcos’altro
che sembra essere stato
ugualmente ma differentemente.
Il romanzo è una raffinatissima ucronia,
resa attraverso il registro del realismo narrativo (stile sobrio e sorvegliato,
privo di sentimentalismi, che non a caso ha fatto ricordare a qualcuno quello
dei racconti di Alice Munro), che farà la felicità degli appassionati di
fantascienza più esigenti, dal momento che l ’autrice non si risparmia nel
ridisegno della Storia – in particolare del periodo della Guerra Fredda –
dandone più versioni in un’unica trama, che, lungi dal perdere di ritmo e
vigore, aumenta sia il coinvolgimento sia gli spunti di riflessione nel
lettore.
Al centro del romanzo giganteggia il tema
primario delle scelte: come queste plasmino le nostre vite, e come
l’andamento delle nostre vite, pur fortemente condizionato dal rimpianto di
alcuni treni persi, possa comunque trovare un suo equilibrio attraverso
l’accettazione.
L’autrice sfugge alla trappola del
manicheismo pur presentandoci due vissuti assai diversi – da un lato, quello di
umiliazione e frustrazione di Trish, dall’altro quello anticonformista e
all’insegna della realizzazione personale di Pat. Il romanzo ci dice, infatti,
che l’esistenza di ognuno non può leggersi a senso unico. La felicità trova
sempre un ingresso grazie all’amore, l’affetto e la cura che si è capaci di
dare e ricevere, e grazie alla capacità individuale di trovare senso nelle cose
che si fanno, indipendentemente dalle circostanze. Allo stesso modo, anche il
dolore trova sempre un varco libero che si può sopportare solo con la
resilienza.
Eccellente romanzo di costume dalla
parte delle donne,
Le mie due vite trasporta il lettore nel clima soffocante di sessismo
istituzionalizzato dell’Inghilterra del secondo dopoguerra e innova, altresì, i
topoi del filone fantastico dando spazio alla questione omosessuale e a
tutti i problemi conseguenti il suo disconoscimento sociale, a
conferma di un interesse autentico da parte degli scrittori di genere nel
misurarsi incisivamente col tema.
Da Le mie due vite:
Se i mondi erano due, cosa la
induceva a scivolare dall’uno all’altro? […] L’anno era lo stesso, qualunque
esso fosse. Solo che le cose erano differenti, e invece non avrebbero dovuto
esserlo. Aveva quattro figli, oppure tre. […] Ricordava cose che non potevano
essere entrambe vere allo stesso tempo. Ricordava l’assassinio di
Kennedy, ma anche che il presidente
si era rifiutato di ricandidarsi dopo la crisi dei missili di Cuba. Non
potevano essere accadute tutte
e due le cose, eppure lei ricordava così. Aveva fatto una scelta che avrebbe potuto
condurla in due direzioni diverse e, di conseguenza, aveva avuto due vite? Due
vite cominciate entrambe a Twickenham nel 1926 ed entrambe concluse lì in
quella casa di cura nel 2014 o 2015, qualunque dei due fosse?
Hanno detto:
Le mie due vite inizia pacatamente, poi
all’improvviso ti sbalza in due tragitti da montagne russe, discendendovertiginosamente
attraverso un doppio panorama che termina in una sorta di super Scelta di
Sophie. Unintrepido tour de force.
URSULA K. LE GUIN
Un trionfo che non necessita di clamore, che
ha molto in comune sia con i racconti di Alice Munro sia con La svastica sul
sole di Philip K. Dick.
LEV GROSSMAN
Mi sbalordisce non poco la facilità con cui
questo racconto così pacato e questa prosa così misurata riescano a impegnare
il mio cervello, far ribollire il sangue nelle mie vene e – alla fine –
spezzarmi il cuore.Grazie, signora Walton, per avermi mostrato come si fa.
PETER WATTS
Le mie due vite è un romanzo sulla vita
comune, piena di amore e tormento, abitata da genitori, figli e amici, animata
da idee. È l’affascinante, struggente risposta alla domanda che ognuno di noi
prima o poi si pone:“Come sarebbe andata se non avessi fatto quella scelta?”.
LISA GOLDSTEIN
Jo Walton (Aberdare, Galles
1964) è poetessa e scrittrice. Nel 2002, ha vinto il John W. Campbell Award come
Miglior Scrittore Esordiente. Tra i suoi romanzi, oltre a Le mie due vite, Un
altro mondo (Nebula e Hugo Awards 2011, British Fantasy
Award 2012), primo titolo pubblicato in Italia per i tipi di Gargoyle (2013),
The King’s Peace (2000),The King’s Name (2001) e Tooth and Claw (World
Fantasy Award 2004).
Vive a Montreal (Quebec) con il marito e il
figlio.
www.jowaltonbooks.com
Molto interessante ^^
RispondiEliminaBuona giornata e a presto... Dream Teller ^^
grazie buona giornata anche a te ^___^
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